martedì 28 dicembre 2010

NATALE all'AIAS!

Cari amici,
sotto l'albero è arrivato un regalo bello e inaspettato: la presenza del Vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi durante la Messa della Notte di Natale all'AIAS!
I ragazzi del Centro, attraverso le preghiere spontanee, i canti e la loro gioia, ancora una volta ci hanno insegnato a vivere il Natale nel modo giusto, con semplicità e attenzione all'essenziale. E' lo Spirito che soffia imprevedibile attraverso di loro.  "Le briciole che compongono l'AIAS" ha pregato la Carla, recuperando le parole espresse dal Vescovo durante l'omelia "si raccolgano tutte insieme per fare un unico pane", "I ragazzi del Centro, le briciole..che sono dono stupendo" ha aggiunto Elena. "Preghiamo per Don Renato" ha proseguito Roberto, ricordandoci l'assenza che, per la prima volta, tutti abbiamo avvertito durante la Veglia.
Le parole del Vescovo sono chiare e consolanti: "Non voglio che un patrimonio di fede e di umanità come l'AIAS che fa bella Pistoia come quant'altri mai, venga disperso, rimanga ferito o venga sciupato!".
In questi tempi penosi e complicati la presenza del Vescovo è stata un segno di speranza, un gesto di solidarietà e,  con le sue parole, "un segnale e un messaggio lanciato alle istituzioni e all'intera città" che ha reso più bello e sereno il nostro Natale.

Vogliamo leggere questa presenza alla luce delle parole pronunciate dal Papa in occasione del pranzo con i senza fissa dimora nel centenario della nascita di madre Teresa di Calcutta


"La luce del Natale del Signore riempie i nostri cuori della gioia e della pace annunciata dagli Angeli ai pastori di Betlemme: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama" (Lc 2, 14). Il Bambino che vediamo nella grotta è Dio stesso che si è fatto uomo, per mostrarci quanto ci vuole bene, quanto ci ama: Dio è diventato uno di noi, per farsi vicino a ciascuno, per vincere il male, per liberarci dal peccato, per darci speranza, per dirci che non siamo mai soli. Noi possiamo sempre rivolgerci a Lui, senza paura, chiamandolo Padre, sicuri che in ogni momento, in ogni situazione della vita, anche nelle più difficili, Egli non ci dimentica. Dobbiamo dirci più spesso: Sì, Dio si prende cura proprio di me, mi vuole bene, Gesù è nato anche per me; devo avere sempre fiducia in Lui."
 
Continuiamo ad avere fiducia nel Signore ed a rimanere uniti anche attraverso le oscurità: la prima occasione è dietro l'angolo!
Il 31 dicembre, infatti, festeggeremo al centro di San Biagio l'arrivo del nuovo anno!
La Comunità Maria Madre Nostra organizza il cenone e l'esclusivo (ma non troppo) party a seguire..
Sarà anche l'occasione per ringraziare il Signore dei doni ricevuti in questo anno: dagli incontri per i gruppi di ascolto, alle belle serate di preghiera e di convivialità trascorsi insieme, alla stupenda esperienza del mare, ai pellegrinaggi di quest'anno, dal viaggio a Torino per la Sindone, a Santiago (da oggi visibile anche on-line sul nostro canale VIMEO al seguente indirizzo: http://vimeo.com/18196605 )e Fatima, fino a Civitavecchia.
Il costo della cena è di 20 euro.
VI ASPETTIAMO!!!

Per info dell'ultima ora:
ugo: 3386509437

giovedì 16 dicembre 2010

Un pensiero per Alessandra


C’è un nuovo angelo in cielo. E’ Alessandra, che se n’è andata a 30 anni dopo duri mesi trascorsi da un ospedale all’altro e una vita segnata dalla presenza della croce. Eppure Alessandra è stata presenza luminosa, dono splendente anche nel dolore. Alessandra è importante per molti: per tanti amici che l’hanno accompagnata e incrociata nella sua esistenza, durante tanti anni o soltanto per una manciata di momenti.


A volte non era facile strapparle il sorriso. Ma proprio per questo era così bello e significativo, perché era timida, perché così - anche senza parole- chiedeva rispetto e un ascolto non distratto. Era bello il suo sorriso appena accennato, perché era il segno che insieme al suo cuore si apriva quello di chi le stava davanti. Non è questo un insegnamento stupendo?

L’ha sempre accompagnato la mamma, in silenzio, con pazienza, con l’amore senza misura che non cede neppure di fronte ai momenti più neri. Accanto a lei le mamme dei suoi amici e che più di ogni altro possono comprendere la verità di quello che ha sperimentato con lei. Non erano sole, perché intorno a lei, e con particolare evidenza in questi mesi, si sono stretti i suoi amici di ogni giorno con preghiere semplici e preziose, con il ricordo continuo e fiducioso. E accanto a loro tutti i dipendenti dell’AIAS di Pistoia, da chi guida il suo “pulmino” ai terapisti e ai medici che l’hanno aiutata e accompagnata ogni giorno. E poi i volontari. Pure nel dolore di questo momento è bello ricordare il modo con cui si sono fatti vicini all’Alessandra e alla sua mamma quando finiva il servizio e proseguiva l’amicizia, quando non poteva più l’assistenza, ma arrivava la dedizione e l’affetto. Questo è l’AIAS che conosco, dove Alessandra ha vissuto nell’ordinario e nello straordinario, nella riabilitazione e nella festa, nel buio e nella fede. Questo è l’AIAS che francamente non recupero nei giornali e nei titoli sulle locandine di questi giorni.

Qualche mese fa, in un momento di grande pena, all’ospedale dopo un’ennesima ricaduta, mi sorprese la secca domanda dell’Alessandra: “Che sei venuto a fare qui?”. Quanto mi ha insegnato quella domanda! E quanto deve meditarla chi intende impegnarsi per il bene dell’AIAS!

L’ultima volta che ti ho vista hai aperto e alzato la mano con gioia in un saluto silenzioso: un “ciao” così bello e luminoso che con quella domanda mi voglio tenere stretto stretto nella mente e nel cuore.

martedì 23 novembre 2010

Veglia per la vita nascente...

Cari amici, sabato prossimo ci incontreremo al Centro AIAS di San Biagio (ore 17.30 circa) per il consueto momento di riflessione e preghiera comunitaria.


Vogliamo fare nostro l’invito di Papa Benedetto XVI e pregare, nei primi vespri di inizio Avvento per la Vita Nascente.

L’appello è stato lanciato lo scorso giugno, con una lettera in cui si propone l’adorazione eucaristica per “ringraziare il Signore che, con il dono totale di se stesso, ha dato senso e valore ad ogni vita umana e per invocare la protezione di ogni essere umano chiamato all’esistenza”. L’auspicio è che le “chiese particolari in unione con il Santo Padre ...possano ottenere la grazia e la luce del Signore per la conversione dei cuori e dare una testimonianza comune della Chiesa e per una cultura della vita e dell’amore”.



In questi momenti difficili, in cui le vicende del commissariamento hanno ripetutamente sollevato polemiche e accuse relative allo Statuto dell’AIAS di Pistoia vogliamo recuperare alcuni punti tratti dall’Articolo 2, relativo alle finalità e all’attività dell’Associazione:

2.1.- L’Associazione agisce nello spirito del volontariato, non ha scopi di lucro e persegue unicamente finalità di utilità e promozione sociale.


2.2.- In particolare, l’Associazione – che deve usare nella denominazione e in qualsivoglia segno distintivo o comunicazione rivolta al pubblico la locuzione “organizzazione non lucrativa di utilità sociale” ovvero l’acronimo “ONLUS” – è costituita allo scopo di svolgere attività di assistenza e promozione sanitaria, socio sanitaria e sociale, finalizzate a:


• favorire il pieno sviluppo, anche nella dimensione spirituale, culturale e sociale, delle persone disabili, prestando sostegno a costoro e alle loro famiglie, intese come luogo primario dell’intervento riabilitativo;


• accrescere all’interno della società la consapevolezza del valore e della dignità della persona umana, specialmente se disabile;


• promuovere l’affermazione di un sistema assistenziale fondato sulla centralità della dignità di ogni singola persona umana, senza alcun riguardo al tipo e al grado di disabilità fisica o mentale della stessa;


• operare affinché nella comunità civile si affermi un criterio di guarigione della persona centrato sul valore essenziale e non negoziabile della stessa, della sua dignità, della sua specifica ricchezza, e della sua accoglienza senza riserve, respingendo ogni criterio fondato invece sulla valutazione della persona secondo parametri di efficienza e di produttività che tenda ad evidenziarne limiti e difetti psico-fisici."

Anche la serata di sabato vuole condividere lo spirito e il carisma proprio dell’AIAS di Pistoia come evidenziato dai punti dello Statuto.

All’inizio del tempo di Avvento siamo chiamati a sperimentare e alimentare l’attesa fiduciosa. Ci conforta e ci incoraggia Gesù stesso. Il Figlio di Dio, infatti, ha voluto vivere fino in fondo la fragilità umana, nascere lontano da casa in un rifugio di fortuna, in compagnia di pastori e animali, sperimentare la minaccia della morte fin da piccolissimo. In questi giorni di rabbia e abbattimento ci invita a confidare in Lui.

Il bambino nato privo di ogni cosa, nell’umiltà di una mangiatoia è il Signore della Storia. Si è abbassato così tanto per venirci a cercare, per incontrarci anche nelle esperienze più difficili e dolorose. Ci tende le braccia e piange in attesa del nostro abbraccio, aspetta di essere nutrito dal nostro amore. Qui all’AIAS ci tende le mani in quelle dei ragazzi, qui chiede accoglienza, aiuto e protezione. Da qui chiede protezione per tutti i bimbi selezionati alla nascita perché portatori di handicap, per i bimbi dimenticati o negati ancora prima di venire alla luce.

A lungo, durante la stesura dello Statuto, ci siamo soffermati su questi punti, ritenendo che fossero queste le parti decisamente più importanti, perchè da queste è indirizzata tutta l'attività dell'AIAS di Pistoia. Sabato avremo una buona occasione per ripensarci pregando a difesa della vita. Affidiamo al Signore ogni cosa, convinti di aver sempre lavorato cercando di tenere fede a queste finalità.

Seguirà, come di consueto, un momento conviviale!!!

mercoledì 10 novembre 2010

Chiusura Cantiere AIAS

Cari amici,
purtroppo il momento che tutti temevamo è arrivato. Pubblico di seguito il comunicato stampa redatto dal Consiglio Commissariato:


Dobbiamo purtroppo comunicare a tutti gli assistiti, alle loro famiglie, ai dipendenti, a quanti operano all’Aias e a tutta la città che il Cantiere del nuovo centro è praticamente chiuso.
La ditta preposta ai lavori ha da riscuotere diverse rate ed è esposta di oltre un milione di Euro.


A questo punto, inoltre, lo stato di avanzamento dei lavori imponeva alla ditta l’onere di stipulare contratti per l’appalto dei lavori con i fornitori di infissi, della impiantistica, e con tutto ciò che occorre per portare l’opera a completamento.


Ma in una situazione di Commissariamento qual’è quella in corso all’Aias, dove il Commissario non ha mai dichiarato ad alcuno quali sono le ragioni del suo insediamento, né quali sono gli scopi che si prefigge -se non quello che “Bisogna distruggere l’Aias per poi ricostruirla”-, né ha voluto  convocare l’assemblea dei soci, ai quali ha risposto che :“ i soci della sezione Aias di Pistoia non esistono”, chi può assumersi la responsabilità di proseguire i lavori?

La Fondazione Maria Assunta in Cielo, voluta a suo tempo dall’Aias proprio per mantenere ed ampliare le strutture e per sviluppare i servizi necessari ai disabili, ha sempre agito in stretta sinergia con l’Aias, sia di fatto fino dalla costituzione da parte dell’allora presidente dell’Aias nei primi anni ’90, sia per le convenzioni scritte, sia per come recitano gli statuti. I nostri sponsor, grazie ai quali abbiamo iniziato la costruzione del nuovo centro e la ristrutturazione di quello esistente – tutt’altro che defilati ma al contrario desiderosi di dare il loro promesso contributo - come possono continuare a mantenere gli impegni presi con precise prospettive senza sapere quale sarà il futuro dell’Aias, senza conoscere il futuro dei servizi per i disabili a Pistoia, scopo vero ed ultimo del loro contributo al di là del bel progetto per il nuovo centro? All’ultimo momento il Commissario  ha cercato di prospettare la disponibilità a dare il suo (!) contributo al centro. Ma in realtà fa finta di non capire. I soldi ci sono e per quelli che mancavano la Fondazione avrebbe stipulato un proprio mutuo come stabilito in un preciso piano finanziario. L’ostacolo è il Commissario, non sono i soldi.


Ecco perché i lavori sono fermi e chissà se potranno essere ripresi.


Costa molto questo comunicato a noi tutti del consiglio commissariato per l’angoscia che può creare in tante famiglie. Ma a questo punto bisogna prendere atto della amara realtà. Intanto speriamo con fiducia nella Giustizia e poi, rispettosi e pacifici, continueremo a lottare perché ci sembra impossibile che una bella realtà, ammirata ed apprezzata da tutti, possa essere distrutta.


Il Consiglio direttivo commissariato

mercoledì 27 ottobre 2010

Due testimoni per momenti difficili

Cari amici,
in questo momento di grande pena ci sono di consolazione due figure di martiri. Due vite spezzate, due perdenti agli occhi del mondo che hanno speso la loro vita per iniziative e attività apparentemente inutili e del tutto marginali. Ma questo soltanto agli occhi degli uomini.
Credo che il loro esempio ci inviti prima di tutto alla conversione, al radicamento al Vangelo e ai piccoli.
Quanto più si rimane fedeli alla propria missione, purificando il cuore e la mente nella preghiera e nel servizio, tanto più il Signore può vincere le divisioni e le oscurità, colmare le distanze apparentemente più incolmabili.


Paulos Faraj Rahho è stato arcivescovo cattolico iracheno dalla diocesi caldea di Mossul.
Nel 1989 ha fondato la “Fraternità Oasi della Carità e Gioia” per accogliere bambini disabili. Durante il suo episcopato si è impegnato a fondo per la promozione del dialogo interreligioso. Il 29 febbraio 2008 Mons. Rahho è stato rapito da un commando di uomini armati. Dopo alcuni giorni di inutili trattative per la sua liberazione, è stato trovato morto il 12 marzo.

Può sembrare un controsenso ma è forte la testimonianza che offre l'Oasi della carità e gioia di Mossul, la casa di accoglienza per giovani disabili fondata il 28 agosto 1986 da mons. Paulos Faraj Rahho. La sua tragica morte non ha fermato questa opera che raccoglie intorno a sé centinaia di giovani e adulti in tutto l'Iraq, rivolta all'accoglienza e all'assistenza di bambini e giovani diversamente abili. L'eredità di mons. Rahho, infatti, è stata raccolta dal vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, coordinatore dell'oasi e da Imad Azid.
Un incontro particolare. "Imad Azid (…) nel 1986 era un soldato impegnato nell'esercito iracheno nella guerra contro l'Iran. Di ritorno dal fronte, s'imbatté a Mossul, in un giovane disabile che avvicinatolo gli mostrò affetto e bontà. Colpito da questo incontro, ne parlò con il compianto mons. Rahho, al tempo parroco nella chiesa di san Paolo, che iniziò ad impegnarsi per alleviare le tristi condizioni di questi disabili bambini e giovani in particolare". "Gli inizi (…) non furono facili, anche perché i volontari che da subito, si dedicarono con mons. Rahho a queste persone, trovarono molta resistenza nelle famiglie degli stessi disabili, considerati, nella cultura locale, come una vergogna, quindi da tenere in casa nascosti. Per alcuni erano addirittura ritenuti una punizione divina. Molti sono stati trovati in casa legati, che non sapevano parlare o camminare, lasciati soli".
Inizi difficili ma grandi gioie. "La prima cosa (…) fu avvicinare le famiglie dei bambini e dei giovani e superare una certa loro resistenza. La diffidenza nei confronti degli operatori che cercavano di entrare in contatto con i figli piano piano è diminuita. Soprattutto quando si sono accorti che i loro piccoli venivano accolti, amati, curati, educati. I progressi erano e sono notevoli al punto che qualche ragazzo è rientrato in famiglia". "Una delle gioie più grandi (…) è stata sentire dire da qualche genitore di aver riscoperto nel figlio disabile una persona e dunque una rinnovata genitorialità. Al rifiuto del figlio è subentrata l'accoglienza e soprattutto l'amore". "Da questo impegno è nata la Fraternità della carità e gioia, suddivisa in quattro settori: i volontari, gli assistenti spirituali, i piccoli disabili, chiamati fratelli, e infine i loro genitori. Con la fraternità nacque, a Mossul, anche la prima casa, l'oasi della carità e gioia, per ospitare i disabili".
(dal blog: Baghdadhope)

Don Andrea Santoro (Priverno, 1945 – Trebisonda 2006). Sacerdote cattolico della diocesi di Roma. Nel 2000 è inviato in Turchia come fidei donum. Per iniziativa di don Andrea è nata “Finestra per il Medio Oriente”, organizzazione che vuole favorire uno “scambio di doni spirituali” tra Oriente e Occidente. Dopo cinque anni di autentica presenza cristiana  viene ucciso a Trabzon (Trebisonda) nella chiesa di Santa Maria il 5 febbraio 2006.

In questo cuore nello stesso tempo “luminoso”, “unico” e “malato” del Medio Oriente è necessario entrare: in punta di piedi, con umiltà, ma anche con coraggio. La chiarezza va unita all’amorevolezza. Il vantaggio di noi cristiani nel credere in un Dio inerme, in un Cristo che invita ad amare i nemici, a servire per essere “signori” della casa, a farsi ultimo per risultare primo, in un Vangelo che proibisce l’odio, l’ira, il giudizio, il dominio, in un Dio che si fa agnello e si lascia colpire per uccidere in sé l’orgoglio e l’odio, in un Dio che attira con l’amore e non domina col potere, è un “vantaggio” che può sembrare “svantaggioso” e perdente e lo è, agli occhi del mondo, ma è vittorioso agli occhi di Dio e capace di conquistare il cuore del mondo (…) Ringrazio Dio di quanti hanno aperto il loro cuore. Ma sia ancora più aperto e ancora più coraggioso. La mente sia aperta a capire, l’anima ad amare, la volontà a dire “sì” alla chiamata. Aperti anche quando il Signore ci guida su strade di dolore e ci fa assaporare più la steppa che i fili d’erba.
 Il dolore vissuto con abbandono e la steppa attraversata con amore diventa cattedra di sapienza, fonte di ricchezza, grembo di fecondità. Ci sentiremo ancora. Uniti nella preghiera vi saluto con affetto. Potete scrivere i vostri pensieri, fare le vostre domande, esprimere le vostre risposte. Insieme si serve meglio il Signore,
don Andrea
(ultima lettera di Don Andrea, da “Andrea Santoro, Lettere dalla Turchia, Roma 2006”)

domenica 10 ottobre 2010

Non c'è da scherzare

Così dice Federico: "non c'è da scherzarci".
La chiusura del Cantiere del Nuovo Centro AIAS Pistoia Onlus è un fatto che ci amareggia senza misura. Ma soprattutto viene da domandarsi : "Perchè? Perchè tutto questo?"
Siamo ancora in attesa delle risposte. Ma forse è la via della croce, il parto doloroso da cui nascono le esperienze più belle.
Ora Insieme di questa settimana affronta il problema con la testimonianza di genitori e assistiti.
Guardatelo e fatelo vedere.




giovedì 30 settembre 2010

In Cammino verso Madrid..sulla via della Croce..

Cari amici,

sabato scorso abbiamo vissuto uno stupendo momento di preghiera, condivisione e festa insieme: una serata speciale in un periodo decisamente complicato per l'AIAS di Pistoia.
Segnalo per chi non c'era il testo che abbiamo meditato sabato alla veglia. Si tratta del messaggio che il Papa ha rivolto ai giovani di tutto il mondo in occasione della GMG di Madrid. In appendice ho aggiunto un brano estratto da uno dei suoi discorsi pronunciati durante il Viaggio Apostolico in Inghilterra. E' stato un viaggio storico, dai contenuti profondi e i toni forti che purtroppo è passato un po' sotto silenzio nei canali di informazione.

Prima di lasciarvi vi segnalo che su canale di VIMEO potete vedere la trasmissione ORA INSIEME dedicata al viaggio a Fatima! http://vimeo.com/15421295

Vi segnalo anche un link che ci conferma amaramente come le vicende dell'AIAS d Pistoia abbiano raggiunto anche la Sicilia. A voi il commento sulla situazione in Sicilia..e nel resto d'Italia!!!
http://fisioterapisti-indignati.blogspot.com/

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2011
"Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr. Col 2,7)

In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone siano vissute nella verità e nella solidarietà. Molti manifestano l’aspirazione a costruire rapporti autentici di amicizia, a conoscere il vero amore, a fondare una famiglia unita, a raggiungere una stabilità personale e una reale sicurezza, che possano garantire un futuro sereno e felice. Certamente, ricordando la mia giovinezza, so che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande. Se penso ai miei anni di allora: semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza. Certamente, ciò dipendeva anche dalla nostra situazione. Durante la dittatura nazionalsocialista e nella guerra noi siamo stati, per così dire, “rinchiusi” dal potere dominante. Quindi, volevamo uscire all’aperto per entrare nell’ampiezza delle possibilità dell’essere uomo. Ma credo che, in un certo senso, questo impulso di andare oltre all’abituale ci sia in ogni generazione. È parte dell’essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, l’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente. Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo! Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia: “la creatura, infatti, senza il Creatore svanisce” (Con. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 36).

Cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, delle basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento. Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto.

La fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza. C’è un momento, da giovani, in cui ognuno di noi si domanda: che senso ha la mia vita, quale scopo, quale direzione dovrei darle? E’ una fase fondamentale, che può turbare l’animo, a volte anche a lungo. Si pensa al tipo di lavoro da intraprendere, a quali relazioni sociali stabilire, a quali affetti sviluppare… In questo contesto, ripenso alla mia giovinezza. In qualche modo ho avuto ben presto la consapevolezza che il Signore mi voleva sacerdote. Ma poi, dopo la Guerra, quando in seminario e all’università ero in cammino verso questa meta, ho dovuto riconquistare questa certezza. Ho dovuto chiedermi: è questa veramente la mia strada? È veramente questa la volontà del Signore per me? Sarò capace di rimanere fedele a Lui e di essere totalmente disponibile per Lui, al Suo servizio? Una tale decisione deve anche essere sofferta. Non può essere diversamente. Ma poi è sorta la certezza: è bene così! Sì, il Signore mi vuole, pertanto mi darà anche la forza. Nell’ascoltarLo, nell’andare insieme con Lui divento veramente me stesso. Non conta la realizzazione dei miei propri desideri, ma la Sua volontà. Così la vita diventa autentica.

Cari amici, costruite la vostra casa sulla roccia, come l’uomo che “ha scavato molto profondo”. Cercate anche voi, tutti i giorni, di seguire la Parola di Cristo. Sentitelo come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte. Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia. Solo la Parola di Dio ci indica la via autentica, solo la fede che ci è stata trasmessa è la luce che illumina il cammino. Accogliete con gratitudine questo dono spirituale che avete ricevuto dalle vostre famiglie e impegnatevi a rispondere con responsabilità alla chiamata di Dio, diventando adulti nella fede. Non credete a coloro che vi dicono che non avete bisogno degli altri per costruire la vostra vita! Appoggiatevi, invece, alla fede dei vostri cari, alla fede della Chiesa, e ringraziate il Signore di averla ricevuta e di averla fatta vostra!

Noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore; nella sua passione, ha portato le nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliati con Dio Padre, aprendoci la via della vita eterna. In questo modo siamo stati liberati da ciò che più intralcia la nostra vita: la schiavitù del peccato, e possiamo amare tutti, persino i nemici, e condividere questo amore con i fratelli più poveri e in difficoltà.

Cari amici, spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il “sì” di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti, dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il Crocifisso. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la Croce di Gesù, segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova. Al di fuori di Cristo morto e risorto, non vi è salvezza! Lui solo può liberare il mondo dal male e far crescere il Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo.

Oggi per molti, l’accesso a Gesù si è fatto difficile. Circolano così tante immagini di Gesù che si spacciano per scientifiche e Gli tolgono la sua grandezza, la singolarità della Sua persona (..) Gesù stesso, infatti, apparendo nuovamente dopo otto giorni ai discepoli, dice a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!” (Gv 20,27). Anche a noi è possibile avere un contatto sensibile con Gesù, mettere, per così dire, la mano sui segni della sua Passione, i segni del suo amore: nei Sacramenti Egli si fa particolarmente vicino a noi, si dona a noi. Cari giovani, imparate a “vedere”, a “incontrare” Gesù nell’Eucaristia, dove è presente e vicino fino a farsi cibo per il nostro cammino; nel Sacramento della Penitenza, in cui il Signore manifesta la sua misericordia nell’offrirci sempre il suo perdono. Riconoscete e servite Gesù anche nei poveri, nei malati, nei fratelli che sono in difficoltà e hanno bisogno di aiuto.

Aprite e coltivate un dialogo personale con Gesù Cristo, nella fede. Conoscetelo mediante la lettura dei Vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica; entrate in colloquio con Lui nella preghiera, dategli la vostra fiducia: non la tradirà mai! “La fede è innanzitutto un’adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 150). Così potrete acquisire una fede matura, solida, che non sarà fondata unicamente su un sentimento religioso o su un vago ricordo del catechismo della vostra infanzia. Potrete conoscere Dio e vivere autenticamente di Lui, come l’apostolo Tommaso, quando manifesta con forza la sua fede in Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”.

Cari amici, vi rinnovo l’invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Con gioia profonda, attendo ciascuno di voi personalmente: Cristo vuole rendervi saldi nella fede mediante la Chiesa. La scelta di credere in Cristo e di seguirlo non è facile; è ostacolata dalle nostre infedeltà personali e da tante voci che indicano vie più facili. Non lasciatevi scoraggiare, cercate piuttosto il sostegno della Comunità cristiana, il sostegno della Chiesa! Nel corso di quest’anno preparatevi intensamente all’appuntamento di Madrid con i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti e i responsabili di pastorale giovanile nelle diocesi, nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti. La qualità del nostro incontro dipenderà soprattutto dalla preparazione spirituale, dalla preghiera, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dal sostegno reciproco.

VIAGGIO APOSTOLICO NEL REGNO UNITO
Venerdì, 17 settembre 2010
INDIRIZZO DEL SANTO PADRE AGLI ALUNNI
Cappella e Campo Sportivo del St Mary’s University College a Twickenham (London Borough of Richmond)

C’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.

Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?

Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte.

Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona. Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità."

Sito ufficiale GMG: http://www.madrid11.com/
Sito italiano GMG: http://www.gmg2011.it/

martedì 31 agosto 2010

Canale su VIMEO

Cari amici,
siamo sbarcati su VIMEO con un canale tutto nostro!

Madre Nostra


http://vimeo.com/channels/madrenostra
Qui troverete alcuni video che abbiamo realizzato con i ragazzi e alcune puntate speciali di "Ora Insieme"!
fatemi sapere..

giovedì 12 agosto 2010

La croce e la preghiera

E' il momento della Santa Messa nella Cattedrale a Santiago e mi trovo catapultato a capo di una lunga colonna che avanza verso l'altare maggiore, sulla tomba del Santo Apostolo. Il Signore ha riunito in pochi metri quadri anni interi di esperienze e di cammino: il tempo dell'università e della tesi, quando mi dedicavo allo studio della Cappella di San Jacopo della Cattedrale di Pistoia, dall'esperienza dell'AIAS a quella del Seminario, al lungo cammino delle GMG. Accanto all'altare maggiore, per una singolare coincidenza, era stata portata la Croce di Giovani, quella croce donata da Giovanni Paolo II nel 1984 ai giovani, testimone in tutto il mondo dei grandi raduni delle GMG.
Ecco il vero pellegrino: la croce di Cristo che ha attraversato i continenti, incrociato le vite di milioni di persone, sostato nei luoghi più impensati - anche nella nostra cappellina di Pistoia. Ci attende a Santiago, nella cattedrale che ha accolto nei secoli milioni di pellegrini, attende me, i miei compagni di seminario, gli amici, la grande famiglia dell'AIAS, i sacerdoti e gli oltre 300 pistoiesi raccolti intorno al vescovo.
"Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt. 16,24)
Così ha fatto San Giacomo, amico intimo di Gesù e fratello di Giovanni, "figlio del tuono" per un carattere evidentemente focoso e appassionato che non gli ha impedito di subire il martirio per primo tra gli apostoli. Andare dietro al Signore è forse il modo più bello per spiegare il senso di un pellegrinaggio. Scoprire che il Signore ci precede e ci attende tocca profondamente il cuore.
Montano quasi le lacrime mentre percorro la lunga navata della Cattedrale e mi viene subito alla mente un altro misterioso cammino.
E' il segno racchiuso nel terzo mistero di Fatima: quella colonna guidata dal vescovo vestito di bianco che sale tra le rovine e la morte fino alla vetta del monte. Sulla cima si erge la grande "Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia" dove si raccolgono i martiri che con il loro sangue irrorano "le anime che si avvicinavano a Dio". E' un'immagine della Chiesa del XX secolo e, nella visione della morte del Santo Padre, il riferimento evidente dell'attentato a Giovanni Paolo II. Eppure, come ha ricordato recentemente Benedetto XVI, vi "sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano".
Ormai salgo i gradini del presbiterio e avverto il peso del male che mi porto dentro, le ferite della chiesa pistoiese e delle nostre comunità.
Nel segno del pellegrinaggio, nell'andare più o meno consapevolmente dietro a Gesù è racchiuso il mistero della croce.


Al termine della Messa salgo i gradini dietro il grande altare per abbracciare il busto di San Giacomo, meta agognata di tanti pellegrini. Si traducono in un abbraccio le preghiere che porto con me e quelle che ogni pellegrino custodisce nel cuore.
Questi giorni sono stati una scuola di preghiera, non soltanto a Santiago, ma specialmente a Fatima.
E' meraviglioso scoprire che la Madonna ha promosso maestri di preghiera tre bambini, pastorelli analfabeti di un paese sperduto ai confini dell'Europa. Tre bambini a cui ha affidato la chiave interpretativa di un secolo di tenebre. Uno stupore che prosegue nelle parole dei ragazzi del Centro.
Fabio ce lo ricorda con una tenerezza sorprendente: "Ma la Madonna prega per l'Aias, vero? Quando ero piccino la Madonna vedeva anche me e mio fratello?".
La Caterina manda un bacio alla statua della Madonna di fronte alla cappellina delle apparizioni: "Scendi! Vieni con noi a Pistoia!".
Chiara è commossa - questo mi serve!- mi dice stringendo il rosario tra le mani: "dovevo venire: me l'ha detto la Madonna!".
L'Alessandra prega "per la mamma" e la mamma di Carlo, nel volto segnato dal dolore e dalla fatica, lascia trasparire la gioia di essere in pellegrinaggio a pregare.
Ecco la preghiera che cambia la storia, l'apertura del cuore che ci chiede Maria. E' una potenza nascosta che si rivela luminosamente nei piccoli e nei dolenti, ma che è davvero capace di "deviare i colpi" del male. E' una potenza che indica la strada da percorrere ai pellegrini di questo tempo.
Il Signore, che ci ha messo accanto ai piccoli, ci conceda di scoprirla e interpretarla nel cammino di ogni giorno.

lunedì 2 agosto 2010

un discorso del Papa..


Mi era sfuggito questo bel discorso di Benedetto XVI sulla vocazione e la preghiera, rivolto ai giovani di Sulmana il 4 luglio 2010. Ci sono tante indicazioni che dobbiamo tenere presenti per il nostro pellegrinaggio a Santiago-Fatima:

Poco fa mi avete chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce. Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore, a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama. Come ho detto questa mattina, è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore. State certi che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli!


E qui, vorrei dirvi una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri,e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone. Mi avete chiesto: come possiamo essere “nel” mondo ma non “del” mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera, al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole – lo diceva già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del “Padre Nostro”, che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché “chi ha Dio, nulla gli manca”, come diceva santa Teresa d’Avila.

Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati. Cari giovani! Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti sono presenze preziose nella vita!

venerdì 30 luglio 2010

Tempo di estate..tempo di?

Cari amici,
si avvicina il momento del pellegrinaggio a Santiago e Fatima.
In questi giorni di fine luglio le distrazioni vacanzifere e le situazioni difficili, per i ragazzi, le famiglie, l'AIAS di Pistoia, si intrecciano e ci invitano a preparare bene lo zaino per la partenza. Il 2 agosto, il giorno che precede la nostra partenza è il Perdono d'Assisi, giorno speciale per acquistare l'indulgenza, e anche il nostro viaggio a Santiago, come tutti i pellegrinaggi, si inserisce in questo percorso di richiesta di perdono e purificazione.
Ma ancora più grande delle nostre difficoltà e piccolezze è l'amore di Dio. E mentre partiamo per il cammino avvertiamo come sia il Signore a precederci. Ci soccorre e perdona e ci offre l'incontro con la Madre, la Vergine che pregheremo specialmente a Fatima.
Tre bambini, tre pastorelli di una località sperduta ai margini dell'Europa, su invito della Vergine, hanno tracciato una storia diversa e misteriosa per il XX secolo e la Chiesa intera.
Lasciamo che siano i piccoli a guidarci, ad indicare le vie d'uscita, a segnalare la novità per la nostra Comunità. Guardiamo con i loro occhi e sentiamo con il loro cuore. Che è il cuore più vicino al Cuore Immacolato di Maria.

Non proprio immacolato è l'occhio di Ludovico, che ha girato il filmato del 2° soggiorno estivo di Luglio
ma a me è sembrata una bella idea...


II Turno Luglio 2010: LUDOVICO FALVO racconta from Aias Pistoia - Laboratorio Multi on Vimeo.

martedì 20 luglio 2010

Soggiorno Estivo 2010

Cari amici,
al mare si sperimentano momenti di grazia indescrivibile!
E' bello trovarsi e ritrovarsi insieme, condividere emozioni, gioie e dolori. In questi giorni si sperimenta una dimensione di vita quasi evangelica, così come gli Atti degli Apostoli ci presentano l'esperienza dei primi discepoli : "perseveranti .. nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere .. E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio"
Non abbiamo sperimentato qualcosa di simile anche noi? Noi è in questo "stare accanto" a Gesù e ai fratelli che sta il segreto di questi versetti, tanto frequentemente ripetuti e spesso confinati in un passato irrecuperabile? Evidentemente c'è il mistero della croce da accogliere sempre di più, una missione da vivere sempre più profondamente anche dopo questi 15 giorni..

Vi segnalo il link al video ch ha realizzato Pier Giorgio sul primo turno di luglio..


AIAS Camera - Speciale Estate - I Turno Luglio 2010 - Parte 1/2 from Aias Pistoia - Laboratorio Multi on Vimeo.

enjoy!

domenica 20 giugno 2010


Aprendo il giornale, ieri, si trovava una notizia terribile. Passata sotto silenzio sui grandi mezzi di informazione, non deve però sfuggire alla realtà dell’AIAS.

Il titolo recitava così: «BARI: disabile muore di stenti accanto al cadavere della madre». Una storia semplice, senza colpi di scena: l’anziana madre si accascia, dieci giorni fa circa, per un infarto. Il figlio – non autosufficiente, cieco e sordo – rimane solo in casa e muore, dopo qualche giorno, di stenti. Scopre tutto ieri la proprietaria dell’alloggio, che lo aveva concesso in comodato d’uso all’anziana, che si trovava anche in precarie condizioni economiche.

E’ stato il classico “cazzotto nello stomaco”, almeno per me. Perché in questa vicenda si ritrova tutto quello contro il quale l’AIAS si batte con passione: lotta alla solitudine dei ragazzi; lotta per i genitori che si ritrovano anziani e soli con i figli da accudire; lotta alla precarietà di una vita a contatto con la disabilità, che richiede uno sforzo umano particolarmente intenso; lotta ad una visione della disabilità come “pura assistenza medica” anziché come contatto umano, denso di calore e di attenzione; lotta alla disabilità trasparente o evanescente, che si sottrae agli occhi dei pubblici poteri e dei quartieri, delle città, dei mass media.

Quella madre e quel figlio, così geograficamente lontani da noi, dal cielo ci guardano.
E ci chiedono di non fermare un impegno che è cura e che è cultura. E’ cura perché vengono richiesti, nei modi più vari ed ogni giorno, aiuti pratici, concreti, operativi; ma è anche cultura, perché nessuno possa dire di “non sapere” cosa significhi avere a che fare la disabilità; perché nessuno possa dire di “non averne fatto esperienza”; perché nessun pubblico potere possa “dimenticarsi” della disabilità; perché a nessuno sia negata l’opportunità di un contatto, puro e genuino, con la “passione” di vivere, intesa sia come fatica ma anche come pienezza del dono gioioso della vita.

E mentre noi, a Pistoia, siamo affaccendati in statuti e regolamenti, assemblee e convocazioni, arrivano una madre ed un figlio – non i primi, non gli ultimi purtroppo – che, da lontano, ci interpellano e ci richiamano al senso di un impegno. Nella solitudine di un appartamento all’inizio dell’estate. Senza far rumore. Senza gesti eclatanti. Senza parole gridate. Ma con un “mandato” chiaro per ciascuno … che dovrebbe scuotere le coscienze e riportare alla dimensione giusta i diversi problemi.

Nella gioia del cielo, anche questa madre e questo figlio pregano anche per noi.

mercoledì 2 giugno 2010

Quarto incontro dei gruppi di ascolto del Vangelo

In questi giorni di inizio giugno ci vogliamo mettere di nuovo in ascolto della Parola di Dio: lo faremo in due incontri, il primo venerdì 4 giugno alle ore 21.00 a casa della Fiammetta e di Simone Del Bino oppure a casa dell'Elena e della Mafalda Premuda. Il secondo venerdì 11 giugno a casa della Laura Corrieri. In questo maggio appena concluso abbiamo avuto modo di accostarci al mistero di Gesù, durante il pellegrinaggio alla Santa Sindone e durante quello alla Madonna di Val di Brana: abbiamo affidato alla Madre di Dio e a suo Figlio tutti i desideri del nostro cuore e il nostro ringraziamento. Sta a noi, adesso, metterci in ascolto di quello che il Signore ha da dirci per i mesi prossimi.
Vi aspettiamo!

•Casa di Simone e di Fiammetta Del Bino, via D'Aragona - Bottegone

•Casa di Elena e Mafalda Premuda, Viale Adua 115 - Pistoia
•Casa di Laura Corrieri e Bruno, via Busoni 1 - Pistoia

Per informazioni :
Irene: 328 8852699
Massimo: 333 22 36355
Ugo: 338 6509437

giovedì 22 aprile 2010

SANTO IO SARO'!

Cari amici,

DOMENICA 25 APRILE, alle ore 16.00 presso il Piccolo Teatro Bolognini di Pistoia la Comunità Maria Madre Nostra all'AIAS presenta:
"SANTO IO SARO'!"
un musical ideato, organizzato e diretto dai volontari e dai ragazzi dell'Ass. AIAS PISTOIA Onlus.
San Pio da Pietralcina, Beato Alberto Marvelli, Santa Gemma Galgani!
Tre santi del nostro tempo presentati dai ragazzi e dai volontari dell'AIAS!
Vi aspettiamo!!!

mercoledì 14 aprile 2010

UN ANGELO E' TORNATO IN CIELO

E' sorprendente vedere come sia riuscita, con la forza del suo solo sorriso, ad attirare intorno a sè così tante persone. Quanto amore ha trasmesso in tutti coloro che l'hanno conosciuta! La tua mamma racconta che ti sei addormentata e ne siamo certi, tu non sei morta ma sei salita in cielo e di là pregherai per noi che rimaniamo qua e che perdiamo il nostro tempo in parole vane, in gesti insignificati soltanto per riuscire a piacere agli altri. Davvero possiamo essere orgogliosi di avere tra noi dei Maestri così grandi!


Grazie Teresina

sabato 10 aprile 2010

Domenica della Divina Misericordia


" Figlia mia, parla a tutto il mondo della Mia inconcepibile Misericordia.
Desidero che la festa della Misericordia sia riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia.
L'anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto.
La Mia Misericordia è talmente grande che nessuna mente, nè umana, nè angelica, riuscirà a sviscerarla pur impegnandovisi per tutta l'eternità. Tutto quello che esiste è uscito dalle viscere della Mia Misericordia.Ogni anima nei Miei confronti rifletterà per tutta l'eternità sul Mio amore e sulla Mia Misericordia. La festa della Misericordia è uscita dalle mie viscere; d
esidero che venga celebrata solennemente la prima domenica dopo Pasqua.
L'umanità non troverà pace finchè non si rivolgerà alla sorgente della Mia Misericordia.

Da "La Misericordia Divina nella Mia Anima - Diario della Santa Faustina Kowalska"
"Gli ammalati sono la terapia per curare i sani"



Questa è una realtà ben presente a tutti coloro che sono venuti a contatto con la Sofferenza e in modo particolare se lo hanno fatto attraverso l'Aias. Le parole del Cardinale Comastri ci aiutano ad entrare in questo grande mistero, difficile da spiegare ma certamente percepibile con il cuore.

mercoledì 7 aprile 2010


Chiesa sotto attacco, aborto “federalista” e il pericolo del “silenzio”.
Cosa ci viene richiesto in questo tempo?


C’è di che essere preoccupati. Oggi, leggendo il Corriere della Sera, si trovano frasi inquietanti: il Vaticano si attenderebbe addirittura «“calunnie” sulla salute del Papa», insistenze «sulle (inimmaginabili) dimissioni». In Inghilterra, oltre ad una raccolta di firme contro la visita del Santo Padre, alcuni giuristi «vogliono stabilire se Benedetto XVI possa godere dell’immunità diplomatica accordata ai capi di stato o se possa essere perseguito dalla giustizia britannica in virtù della giurisdizione internazionale».

Leggere ed accordare attenzioni a queste notizie – alcune delle quali davvero fantasiose – significa, probabilmente, assecondare quel rumoroso “chiacchiericcio” al quale ha fatto riferimento il cardinale Sodano nel suo saluto pasquale in Piazza San Pietro. Eppure non basta più, giunti ad un livello di attacco tanto virulento, non prestare attenzione a certe voci ed a certi toni. Il fine della “accorta regia” (come l’ha definita il nostro Vescovo) è oramai chiaro: lo svilimento del messaggio evangelico si è rivelato, sempre ed ovunque, fallimentare; i colpi sferrati all’Istituzione, intesa forma organizzativa del popolo di Dio nella storia – ammesso che possa scindersi dal messaggio evangelico – non hanno sortito grandi effetti, tant’è che essa resiste all’usura del tempo ed al passaggio delle persone; l’ultimo tentativo è quello di provare ad insozzare la singola persona, la sua storia personale di uomo di fede e di cultura, di esponente dell’istituzione e di docente, di Vescovo e di Papa. Una sceneggiatura già veduta con Pio XII.

Tutto quanto finisce in un unico calderone, nel quale tutti i profili si mescolano, senza prove consistenti o una benché minima coerenza, ma con una finalità a mio avviso ben precisa: tentare di ridurre, stavolta definitivamente, la Chiesa al silenzio. Ovunque e sempre. Forse, potrebbe essere tollerata come mero ente benefico, come piccolo club elitario per stravaganti appassionati delle questioni dell’anima, oppure come circolo che predica la pace ed il rispetto del creato. In ogni caso silenziosa, chiusa in qualche ovattata cappella o confusa in mezzo ad altri movimenti o associazioni.

Mi pare che la portata devastante di questo progetto la si apprezzi, in particolare, anche dal nostro privilegiato osservatorio italiano. La prolusione del Cardinale Bagnasco al Consiglio permanente della CEI ha rilanciato, con forza, il tema della pillola RU486. Con parole limpide e segnate dalla continuità nel magistero del Pontefice, Bagnasco ha messo in luce il rischio di un aborto dilagante, prolungato, banalizzato, legato alla semplicità del gesto di prendere una “pillola”: «con il risultato (..) dell’invisibilità sociale della pratica, preludio di quella invisibilità etica che è disconoscimento che ogni essere è per se stesso, fin dall’inizio della sua avventura umana». Ed ha richiamato, correttamente, i cattolici ad una adeguata ponderazione di questi temi al momento della scelta dei rappresentanti politici a qualsiasi livello. Dov’è lo scandalo? C’è qualcosa di nuovo che la Chiesa non aveva già detto o che non emergeva già dal Magistero? Il terreno era però fertile perché su esso potesse innestarsi una polemica politica decisamente stucchevole che ha volgarizzato e svilito il messaggio del Cardinale. Poi, l’iniziativa di alcuni Presidenti del Regione neo-eletti ha rinfocolato la polemica, al punto che si è parlato di “nuovi collateralismi”, trascinando la Chiesa su un piano, quello della politica, sul quale risulta ancora più facile infangarla.

Le parole del Cardinale parlavano all’intero Paese, richiamando l’attenzione su un tema così delicato da richiedere una riflessione adeguata e pacata e non lo strillo ostile dei soliti. C’è da sperare che alle iniziative regionali corrisponda un approfondimento a livello nazionale: l’ultima cosa di cui ci sarebbe bisogno è l’aborto federalista, con una distinzione di diritti del nascituro a seconda del territorio regionale nel quale è concepito.

Ma la vicenda mette in luce come ci sia bisogno, non solo per i cattolici ma per il Paese intero, di una guida attenta e sensibile, quale quella della Chiesa, che assista il singolo e le comunità nell’esercizio del discernimento che deve maturare in tutti gli ambiti della vita associata.
L’alternativa è quella di lasciare tutto all’arbitrio dei singoli, alla rumorosità dei più, alle convinzioni delle contingenti maggioranze. Ecco che il tentativo di ridurre la Chiesa al silenzio, in tutti i modi possibili, intende proprio privare il popolo cristiano di un punto di riferimento così prezioso da essere imprescindibile perché “voce” del suo Signore nella storia; ma è un tentativo di allontanare anche quanti si muovano in cerca di un senso per la propria vita, senza avere certezze sull’esistenza di Dio, e quanti, senza avere il dono della fede, si ritrovino in una visione antropologica cristiana.

L’Associazione Maria Madre nostra ha fatto della difesa della vita – specialmente la più debole, martoriata e disarmata – e dell’ascolto e della vicinanza al Successore di Pietro due fondamenti del suo impegno. Per questo, essa oggi è pienamente e drammaticamente chiamata ad essere in prima linea, con voce chiara, ferma e forte su questi fronti aperti che, a ben vedere, si saldano in un unico disegno a tinte fosche. Non si tratta di evocare lotte del bene contro il male o di additare complotti insidiosi: si tratta, al contrario, di confermare il nostro servizio nella Chiesa a fianco del Papa, senza nemici, ma avendo presenti la gravità delle colpe dei singoli, l’amore della Verità e la capacità di discernimento ed essendo, nel mondo, fonte di speranza e di amore. Il rischio che vivono i cattolici oggi è quello di sentirsi collettivamente in colpa e di riparare, quindi, in un intimismo che segnerebbe la fine di quella presenza nel mondo e nella storia della quale, invece, il mondo e la storia hanno molto bisogno.

Senza paura, ma pieni di Verità e di amore, dobbiamo presentarci alla nostra città confermando il senso, il metodo ed i risultati di un impegno per la vita e per la Chiesa che – certamente – potrà avere crepe o contraddizioni, ma segnala, almeno, una via, possibile ed aperta a tutti, da percorrere e un obiettivo che intende unire. E come noi, speriamo, facciano anche le altre aggregazioni laicali, in Italia e nel mondo, gli intellettuali (come hanno fatto, in queste ore, in Francia) e tutto il «popolo di Dio». Per questo si dovrà levare la nostra preghiera: perché non ci sia il silenzio, che sarebbe il triste inizio e la causa prima del “silenzio di Dio” nella storia.
Luca Gori

lunedì 29 marzo 2010

25 anni di GMG!

Cari amici,
si festeggiano in questi giorni i 25 anni delle Giornate Mondiali della Gioventù: una delle grandi intuizioni di Giovanni Paolo II! Da sempre la realtà dell'AIAS ha partecipato agli incontri con il
Papa: si può dire che ogni incontro ha segnato una tappa decisiva nella crescita della Comunità, dell'amicizia con i ragazzi del centro e i volontari, con la crescita personale, la maturazione spirituale di molti di noi!
Ringraziamo il Signore per tutti i doni e i momenti di grazia speciale che ci ha donato in queste occasioni.
Mi sembra significativo ripensarci in questi giorni, ricordando come l'AIAS, in molte occasioni, sia stata l'avanguardia della città. Siamo stati testimoni privilegiati e speciali non soltanto per la nostra Comunità, ma per tutta la realtà cittadina e diocesana.

Venerdì scorso il Papa ha incontrato i giovani rispondendo alle loro domande: vi aggiungo di seguito uno stralcio dal suo discorso:

D: Il Vangelo ci ha detto che Gesù fissò quel giovane e lo amò. Padre Santo che vuol dire essere guardati con amore da Gesù; come possiamo fare anche noi oggi questa esperienza? Ma è davvero possibile vivere questa esperienza anche in questa vita di oggi?

Naturalmente direi di sì, perché il Signore è sempre presente e guarda ognuno di noi con amore. Solo che noi dobbiamo trovare questo sguardo e incontrarci con lui. Come fare? Direi che il primo punto per incontrarci con Gesù, per fare esperienza del suo amore è conoscerlo. Conoscere Gesù implica diverse vie. Una prima condizione è conoscere la figura di Gesù come ci appare nei Vangeli.
(...)
Quindi: conoscere, meditare Gesù insieme con gli amici, con la Chiesa e conoscere Gesù non solo in modo accademico, teorico, ma con il cuore, cioè parlare con Gesù nella preghiera.

Una persona non la si può conoscere nello stesso modo in cui posso studiare la matematica. Per la matematica è necessaria e sufficiente la ragione, ma per conoscere una persona, anzitutto la grande persona di Gesù, Dio e uomo, ci vuole anche la ragione, ma, nello stesso tempo, anche il cuore. Solo con l’apertura del cuore a lui, solo con la conoscenza dell’insieme di quanto ha detto e di quanto ha fatto, con il nostro amore, con il nostro andare verso di lui, possiamo man mano conoscerlo sempre di più e così anche fare l’esperienza di essere amati.

Quindi: ascoltare la Parola di Gesù, ascoltarla nella comunione della Chiesa, nella sua grande esperienza e rispondere con la nostra preghiera, con il nostro colloquio personale con Gesù, dove gli diciamo quanto non possiamo capire, i nostri bisogni, le nostre domande. In un vero colloquio, possiamo trovare sempre di più questa strada della conoscenza, che diventa amore.

Naturalmente non solo pensare, non solo pregare, ma anche fare è una parte del cammino verso Gesù: fare le cose buone, impegnarsi per il prossimo. Ci sono diverse strade; ognuno conosce le proprie possibilità, nella parrocchia e nella comunità in cui vive, per impegnarsi anche con Cristo e per gli altri, per la vitalità della Chiesa, perché la fede sia veramente forza formativa del nostro ambiente, e così del nostro tempo.

Quindi, direi questi elementi: ascoltare, rispondere, entrare nella comunità credente, comunione con Cristo nei sacramenti, dove si da a noi, sia nell’Eucaristia, sia nella Confessione eccetera, e, finalmente, fare, realizzare le parole della fede così che diventino forza della mia vita e appare veramente anche a me lo sguardo di Gesù e il suo amore mi aiuta, mi trasforma.
Un resoconto video e non solo si può vedere qui!

Appuntamenti PASQUALI!

Carissimi,
la PASQUA è vicinissima!!!
Vi elenco gli appuntamenti per la SETTIMANA SANTA:

MARTEDI' 30 Marzo, ore 18.00
Celebrazione nella Memoria di Giovanni Paolo II presieduta dal Vescovo di Pistoia S. E. Mons. Mansueto Bianchi, insieme con i giovani della città!
Al termine della celebrazione..si sgrana!

GIOVEDI' 1 Aprile, ora 18.30
Messa in Coena Domini. Cena. Adorazione Eucaristica a seguire.

VENERDI' 2 Aprile, ore 14.00
Celebrazione della Passione del Signore.
Ore 17. 00 a Barile. Adorazione della Croce.

SABATO 3 Aprile, ore 21.00
Veglia Pasquala e Messa di Resurrezione

DOMENICA 4 Aprile, ore 18.00
Messa a Barile

LUNEDI' 5 Aprile, ore 11.00
Messa a Barile






Vi attendiamo con gioia! Buone Feste a tutti!

venerdì 26 marzo 2010

Le tentazioni

Si avvicina la Pasqua, e in questo periodo di preparazione, sono tornati i frati nel mio paese. In particolare una sera in un incontro dedicato ai giovani ci hanno fatto riflettere sul seguente brano del vangelo: secondo Matteo:
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le lora mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.
Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il il Signore Dio tuo”.
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”.
Ma gesù rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servirono.


Vorrei pensare questo brano con una chiave di lettura nuova, infatti quei quaranta giorni di deserto si possono vedere dilazionati lungo tutto il percorso della vita di Gesù (in fondo 40 non è forse il numero che rappresenta la durata di una generazione?).

“In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dl diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”.

Che cosa sono le tentazioni? Non è sicuramente la fame ad essere una tentazione: essa è un bisogno ed in quato tale del tutto naturale.
La tentazione sta nel modo in cui il Diavolo suggerisce di realizzare tale bisogno. Per questo molte volte pensiamo di fare la cosa giusta, ossia soddisfare un nostro bisogno, ma in realtà lo facciamo nel modo sbegliato.
Ciò che Gesù prova dopo i quaranta giorni è qualcosa di più della semplice fame, è una sorta di grido alla vita: fisicamente la fame cessa dopo pochi giorni di digiuno, ma dopo un periodo prolungato, poiché il corpo si sente in pericolo di vita, reagisce in modo naturale a tale rischio.
Ma come si traduce questo grido alla vita di Gesù in noi? Ci sono tre bisogni fondamentali nell'uomo: vita, affetti e realizzazioni. Il diavolo ci tenta su questi tre bisogni fondamentali e che ognuno di noi possiede. E nella vita di Gesù dove ritroviamo questa tentazione? Al Getzemani, dove sente veramente la vita sfuggirgli, quando aveva la morte davanti. Dice la lettera agli Ebrei: “con lacrime”, voleva allontanare l'idea della morte. In quell'occasione sudò sangue, questo vuol dire che ebbe un infarto causato da tale paura. Che cosa gli suggerisce allora il Diavolo? “Perché vai incontro alla morte, se è vero che tu sei Dio allora è in tuo potere di sfuggire alla morte: trasforma le pietre in pane!”. Come lo tenta il Diavolo? Inizia con un dubbio: “Se sei Figlio di Dio...”, e non è un caso che sia così, infatti se iniziasse con una certezza allora sarebbe troppo facile per noi riconoscerne la falsità, col dubbio invece può insinuarsi più facilmente in noi. Il tempo della tentazione non è né il giorno né la notte, ma la sera (ricordate i discepoli sulla strada di Emmaus, non è su far della sera che incontrano Gesù) perché in fondo si tratta di una mezza verità . E la mezzaverità potrebbe suonare pressapoco così: “Sei veramente Figlio di Dio, a me sembra di no; in fondo se ci tenesse a te, non ti lascerebbe mica qui a crepare di fame in queste condizioni!”. Come inizia il dialogo con Adamo ed Eva? Una mezza menzogna:
”-E' vero che Dio vi ha detto che non dovete mangiare di nessun albero?-
- No, non è vero che ha detto che non possiamo mangiare di nessun albero, ha detto che non possiamo mangiare solo di quest'albero-”
Il Diavolo di nuovo insinua il dubbio: beh in fondo se non posso mangiare di un albero è come se non potessi mangiarne di nessuno, Dio mi limita.
L'uomo è una creatura ed è quindi limitato, ora se il mio rapporto con Dio è sano allora non ho timore dei miei limiti (qui all'AIAS ci sono persone che lo possono ampiamente testimoniare), ma se si insinua il dubbio che Dio non mi ama allora inizio ad aver paura della vita e allora non perdono a Dio il fatto di avermi fatto limitato. E allora l'altro dubbio che insinua il Diavolo ad Adamo ed Eva è questo: perché Dio vi ha fatti limitati? Semplicemente perché vi invidia.
E quale è quindi la prima tentazione di Gesù? Riufiutare il limite della morte, in quanto Dio egli stesso e mettersi contro la volontà di suo padre. Gesù accoglie il limite, nonostante la paura, e si mette nella condizione di uomo: “Non di solo pane vivrà l'uomo, ma da ogni parola che viene dalla bocca di Dio”, ossia che la vita non viene da quello che io penso o da quello che tu mi suggerisci, non viene dal pane. Risponderà concretamente sulla croce, quando vede la vita sfuggirgli, quando sperimenta appieno il limite della morte. Lì avrebbe potuto dire: “Beh, bel padre che sei, guarda che fine mi hai fatto fare...” e di nuovo la tentazione si ripete nel ladrone:”Se sei Figlio di Dio salve te stesso e noi”. Ma gesù prende il suo limite e lo affida al Padre: affiderà il suo desiderio di vita a Lui che è sorgente di vita: “Padre nelle tue mani affido la mia vita”.

Per quanto ci riguarda nella nostra vita spesso ci sono situazioni che ci soffocano, e la tentazione sarà quella di trovare delle scappatoie fatte di compromessi: compromessi che però ci allontanano da Dio e dal suo Amore. Come dare allora la nostra risposta. Cerchiamola nella preghiera e nella parola., lo dice anche San Paolo: certe tentazioni soltanto con la parola di Dio si sconfiggono. Proprio come Gesù risponde al demonio.

La seconda tentazione invece è sugli affetti, infatti nell'arco della sua vita, Gesù è stato abbandonato da alcune delle persone più care, ma anche dalle folle che lo seguivano. E allora quale strada consiglia il Diavolo? Naturalmente quella più semplice:”Se sei il Figlio di Dio, allora perché non stupisci tutti con qualche effetto speciale? Vedrai allora che tutti ti acclameranno e sarai da tutti amato. Semplice no?”. Nonostante abbia subito il tradimento e l'abbandono quale risposta dà Gesù? “Non tentare il Signore Dio tuo”. Ebbene, ingenuamente l'ho sempre fraintesa come risposta: ho sempre pensato fosse un “Va via, non mi rompere le scatole”. Sbagliavo, perché una risposta di questo tipo non contiene alcuna Verità, inoltre letto in questa chiave, la tentazione di ricercare affetti per altre vie, dopo che si è stati abbandonati non è certo una cosa che si liquida così in un quattrequattrotto. La risposta di Gesù è sicuramente molto più profonda, infatti quella frase vuol dire, probabilmente, che Lui non tenterà il Signore Dio suo. Dio vuole il sacrificio di suo Figlio sulla croce per noi, Se Gesù si buttasse giù, primo costringerebbe il Padre a mandare gli angeli per salvarlo, secondo vanificherebbe il dono della sua vita sulla croce. Infine, ci costringerebbe ad amarlo.
Ma gesù sceglie di essere amato, non per i suoi poteri speciali, ma appunto per il suo sacrificio, per il suo stesso amore: non costringerà Dio a cambiare il suo progetto.
E per quanto ci riguarda? Come pensiamo noi quotidianamente di conquistare i nostri amici, la persona amata, chi ci sta vicino? Cerchiamo gli efetti speciali?
E nella vita quotidiana quante volte ci capita di dire: “Non andrebbe fatto, però in fondo il mio obbiettivo e di diventare... e poi se lo fanno tutti, quello che ci rimette sono io ”.
Ecco il Diavolo per ottenere delle cose ci presenterà qualche scorciatoia, qualche compromesso con il male, ma si sa che tali compromessi non fanno altro che allontanarti dalla Verità. “Adorerai- dice Gesù- solo il Signore Dio tuo”: se devi ottenere qualcosa Dio te la darà!
Un'ultima riflessione su due ferite: la prima ferita è il rapporto con Dio che di continuo viene messo in dubbio. La parola peccato richiama all'immagine di un tiratore d'arco che sbaglia bersaglio non tanto perché la freccia scocca male, ma perché la freccia è indirizzata al bersaglio sbagliato. Gesù sulla croce dirà: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Spesso succede che sbagliamo bersaglio quando litighiamo con una persona a cui vogliamo bene: non è certamente nostro obbiettivo ferire chi ci sta accanto, eppure lo facciamo.
La seconda ferita arriva dal limite impostoci dall'”altro”. Pensiamo a Caino ed Abele e a come il primo senta il fratello come una minaccia da eliminare. Non è un pensiero che si sta tristemente diffodendo nel mondo sempre più competitivo del lavoro?
Come ha guarito questa ferita Gesù? Lui unigenito si è fatto fratello nostro, e ci ha permesso di essere suoi nemici, ma lui ci ha perdonati: “Padre, perdonali perché non sanno quel che fanno”.
Ringrazio suor Lorella, perché queste parole non sono altro che un tentativo di resoconto di un'importante sua lezione, che spero di riuscire a custodire.

mercoledì 17 febbraio 2010

Quaresima 2010

Cari amici,
entriamo in tempo di Quaresima e vorrei proporre alla vostra attenzione e meditazioni due brani tratti da alcuni recenti discorsi di Benedetto XVI.
Per primo vi segnalo le parole rivolta dal Papa in occasione dell'incontro con la Pontificia Accademia per la Vita. In questi giorni, lo scorso anno si concludeva la vicenda Englaro. Tutti ricordiamo quei giorni così difficili e di aspra polemica: probabilmente anche voi ci avete ripensato..

Anche la bioetica, come ogni disciplina, necessita di un richiamo capace di garantire una coerente lettura delle questioni etiche che, inevitabilmente, emergono dinanzi a possibili conflitti interpretativi. In tale spazio si apre il richiamo normativo alla legge morale naturale. Il riconoscimento della dignità umana, infatti, in quanto diritto inalienabile trova il suo fondamento primo in quella legge non scritta da mano d’uomo, ma iscritta da Dio Creatore nel cuore dell’uomo, che ogni ordinamento giuridico è chiamato a riconoscere come inviolabile e ogni singola persona è tenuta a rispettare e promuovere (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1954-1960). Senza il principio fondativo della dignità umana sarebbe arduo trovare una fonte per i diritti della persona e impossibile giungere a un giudizio etico nei confronti delle conquiste della scienza che intervengono direttamente nella vita umana. E’ necessario, pertanto, ripetere con fermezza che non esiste una comprensione della dignità umana legata soltanto ad elementi esterni quali il progresso della scienza, la gradualità nella formazione della vita umana o il facile pietismo dinanzi a situazioni limite.

per leggerlo interamente vai su:

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2010/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20100213_acdlife_it.html

C'è un altro bel discorso che il Pontefice ha rivolto ai seminaristi del Seminario Romano. Mi sembra che contenga indicazioni utili anche per il nostro cammino quaresimale:

Dio non è più sconosciuto: nel volto del Cristo Crocifisso vediamo Dio e vediamo la vera onnipotenza, non il mito dell’onnipotenza. Per noi uomini potenza, potere è sempre identico alla capacità di distruggere, di far il male. Ma il vero concetto di onnipotenza che appare in Cristo è proprio il contrario: in Lui la vera onnipotenza è amare fino al punto che Dio può soffrire: qui si mostra la sua vera onnipotenza, che può giungere fino al punto di un amore che soffre per noi. E così vediamo che Lui è il vero Dio e il vero Dio, che è amore, é potere: il potere dell’amore. E noi possiamo affidarci al suo amore onnipotente e vivere in questo, con questo amore onnipotente.

Questo vi dico: ‘Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo conceda’”. Una breve catechesi sulla preghiera, che ci sorprende sempre di nuovo. Due volte in questo capitolo 15 il Signore dice “Quanto chiederete vi do” e una volta ancora nel capitolo 16. E noi vorremmo dire: “Ma no, Signore, non è vero”. Tante preghiere buone e profonde di mamme che pregano per il figlio che sta morendo e non sono esaudite, tante preghiere perché succeda una cosa buona e il Signore non esaudisce. Che cosa vuol dire questa promessa? Nel capitolo 16 il Signore ci offre la chiave per comprendere: ci dice quanto ci dà, che cosa è questo tutto, la charà, la gioia: se uno ha trovato la gioia ha trovato tutto e vede tutto nella luce dell’amore divino. Come San Francesco, il quale ha composto la grande poesia sul creato in una situazione desolata, eppure proprio lì, vicino al Signore sofferente, ha riscoperto la bellezza dell’essere, la bontà di Dio, e ha composto questa grande poesia.

È utile ricordare, nello stesso momento, anche alcuni versetti del Vangelo di Luca, dove il Signore, in una parabola, parla della preghiera, dicendo: “Se già voi che siete cattivi date cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre nel cielo darà a voi suoi figli lo Spirito Santo”. Lo Spirito Santo - nel Vangelo di Luca - è gioia, nel Vangelo di Giovanni è la stessa realtà: la gioia è lo Spirito Santo e lo Spirito Santo è la gioia, o, in altre parole, da Dio non chiediamo qualche piccola o grande cosa, da Dio invochiamo il dono divino, Dio stesso; questo è il grande dono che Dio ci dà: Dio stesso. In questo senso dobbiamo imparare a pregare, pregare per la grande realtà, per la realtà divina, perché Egli ci dia se stesso, ci dia il suo Spirito e così possiamo rispondere alle esigenze della vita e aiutare gli altri nelle loro sofferenze. Naturalmente, il Padre Nostro ce lo insegna. Possiamo pregare per tante cose, in tutti i nostri bisogni possiamo pregare: “Aiutami!”. Questo è molto umano e Dio è umano, come abbiamo visto; quindi è giusto pregare Dio anche per le piccole cose della nostra vita di ogni giorno.

Ma, nello stesso tempo, il pregare è un cammino, direi una scala: dobbiamo imparare sempre più per quali cose possiamo pregare e per quali cose non possiamo pregare, perché sono espressioni del mio egoismo. Non posso pregare per cose che sono nocive per gli altri, non posso pregare per cose che aiutano il mio egoismo, la mia superbia. Così il pregare, davanti agli occhi di Dio, diventa un processo di purificazione dei nostri pensieri, dei nostri desideri. Come dice il Signore nella parabola della vite: dobbiamo essere potati, purificati, ogni giorno; vivere con Cristo, in Cristo, rimanere in Cristo, è un processo di purificazione, e solo in questo processo di lenta purificazione, di liberazione da noi stessi e dalla volontà di avere solo noi stessi, sta il cammino vero della vita, si apre il cammino della gioia.

Come ho già accennato, tutte queste parole del Signore hanno un sottofondo sacramentale. Il sottofondo fondamentale per la parabola della vite è il Battesimo: siamo impiantati in Cristo; e l’Eucaristia: siamo un pane, un corpo, un sangue, una vita con Cristo. E così anche questo processo di purificazione ha un sottofondo sacramentale: il sacramento della Penitenza, della Riconciliazione nel quale accettiamo questa pedagogia divina che giorno per giorno, lungo una vita, ci purifica e ci fa sempre più veri membri del suo corpo. In questo modo possiamo imparare che Dio risponde alle nostre preghiere, risponde spesso con la sua bontà anche alle preghiere piccole, ma spesso anche le corregge, le trasforma e le guida perché possiamo essere finalmente e realmente rami del suo Figlio, della vite vera, membri del suo Corpo.

Ringraziamo Dio per la grandezza del suo amore, preghiamo perché ci aiuti a crescere nel suo amore, a rimanere realmente nel suo amore.


per leggerlo interamente vai su:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2010/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20100212_seminario-romano-mag_it.html