martedì 31 agosto 2010

Canale su VIMEO

Cari amici,
siamo sbarcati su VIMEO con un canale tutto nostro!

Madre Nostra


http://vimeo.com/channels/madrenostra
Qui troverete alcuni video che abbiamo realizzato con i ragazzi e alcune puntate speciali di "Ora Insieme"!
fatemi sapere..

giovedì 12 agosto 2010

La croce e la preghiera

E' il momento della Santa Messa nella Cattedrale a Santiago e mi trovo catapultato a capo di una lunga colonna che avanza verso l'altare maggiore, sulla tomba del Santo Apostolo. Il Signore ha riunito in pochi metri quadri anni interi di esperienze e di cammino: il tempo dell'università e della tesi, quando mi dedicavo allo studio della Cappella di San Jacopo della Cattedrale di Pistoia, dall'esperienza dell'AIAS a quella del Seminario, al lungo cammino delle GMG. Accanto all'altare maggiore, per una singolare coincidenza, era stata portata la Croce di Giovani, quella croce donata da Giovanni Paolo II nel 1984 ai giovani, testimone in tutto il mondo dei grandi raduni delle GMG.
Ecco il vero pellegrino: la croce di Cristo che ha attraversato i continenti, incrociato le vite di milioni di persone, sostato nei luoghi più impensati - anche nella nostra cappellina di Pistoia. Ci attende a Santiago, nella cattedrale che ha accolto nei secoli milioni di pellegrini, attende me, i miei compagni di seminario, gli amici, la grande famiglia dell'AIAS, i sacerdoti e gli oltre 300 pistoiesi raccolti intorno al vescovo.
"Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt. 16,24)
Così ha fatto San Giacomo, amico intimo di Gesù e fratello di Giovanni, "figlio del tuono" per un carattere evidentemente focoso e appassionato che non gli ha impedito di subire il martirio per primo tra gli apostoli. Andare dietro al Signore è forse il modo più bello per spiegare il senso di un pellegrinaggio. Scoprire che il Signore ci precede e ci attende tocca profondamente il cuore.
Montano quasi le lacrime mentre percorro la lunga navata della Cattedrale e mi viene subito alla mente un altro misterioso cammino.
E' il segno racchiuso nel terzo mistero di Fatima: quella colonna guidata dal vescovo vestito di bianco che sale tra le rovine e la morte fino alla vetta del monte. Sulla cima si erge la grande "Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia" dove si raccolgono i martiri che con il loro sangue irrorano "le anime che si avvicinavano a Dio". E' un'immagine della Chiesa del XX secolo e, nella visione della morte del Santo Padre, il riferimento evidente dell'attentato a Giovanni Paolo II. Eppure, come ha ricordato recentemente Benedetto XVI, vi "sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano".
Ormai salgo i gradini del presbiterio e avverto il peso del male che mi porto dentro, le ferite della chiesa pistoiese e delle nostre comunità.
Nel segno del pellegrinaggio, nell'andare più o meno consapevolmente dietro a Gesù è racchiuso il mistero della croce.


Al termine della Messa salgo i gradini dietro il grande altare per abbracciare il busto di San Giacomo, meta agognata di tanti pellegrini. Si traducono in un abbraccio le preghiere che porto con me e quelle che ogni pellegrino custodisce nel cuore.
Questi giorni sono stati una scuola di preghiera, non soltanto a Santiago, ma specialmente a Fatima.
E' meraviglioso scoprire che la Madonna ha promosso maestri di preghiera tre bambini, pastorelli analfabeti di un paese sperduto ai confini dell'Europa. Tre bambini a cui ha affidato la chiave interpretativa di un secolo di tenebre. Uno stupore che prosegue nelle parole dei ragazzi del Centro.
Fabio ce lo ricorda con una tenerezza sorprendente: "Ma la Madonna prega per l'Aias, vero? Quando ero piccino la Madonna vedeva anche me e mio fratello?".
La Caterina manda un bacio alla statua della Madonna di fronte alla cappellina delle apparizioni: "Scendi! Vieni con noi a Pistoia!".
Chiara è commossa - questo mi serve!- mi dice stringendo il rosario tra le mani: "dovevo venire: me l'ha detto la Madonna!".
L'Alessandra prega "per la mamma" e la mamma di Carlo, nel volto segnato dal dolore e dalla fatica, lascia trasparire la gioia di essere in pellegrinaggio a pregare.
Ecco la preghiera che cambia la storia, l'apertura del cuore che ci chiede Maria. E' una potenza nascosta che si rivela luminosamente nei piccoli e nei dolenti, ma che è davvero capace di "deviare i colpi" del male. E' una potenza che indica la strada da percorrere ai pellegrini di questo tempo.
Il Signore, che ci ha messo accanto ai piccoli, ci conceda di scoprirla e interpretarla nel cammino di ogni giorno.

lunedì 2 agosto 2010

un discorso del Papa..


Mi era sfuggito questo bel discorso di Benedetto XVI sulla vocazione e la preghiera, rivolto ai giovani di Sulmana il 4 luglio 2010. Ci sono tante indicazioni che dobbiamo tenere presenti per il nostro pellegrinaggio a Santiago-Fatima:

Poco fa mi avete chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce. Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore, a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama. Come ho detto questa mattina, è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore. State certi che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli!


E qui, vorrei dirvi una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri,e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone. Mi avete chiesto: come possiamo essere “nel” mondo ma non “del” mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera, al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole – lo diceva già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del “Padre Nostro”, che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché “chi ha Dio, nulla gli manca”, come diceva santa Teresa d’Avila.

Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati. Cari giovani! Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti sono presenze preziose nella vita!