giovedì 30 luglio 2015

Un percorso nella gioia!

Tre giovani volontari raccontano la loro estate al Centro MAiC di Marina di Massa

Durante tutta l’estate, presso il Centro di riabilitazione della Fondazione Maria Assunta in Cielo di Marina di Massa, circa 150 giovani volontari vivono un’esperienza indimenticabile. Il servizio, aperto a tutti, coinvolge soprattutto giovani delle scuole superiori e universitari provenienti dalla provincia di Pistoia e oltre. L’attività, organizzata in turni di 15 giorni, si svolge a stretto contatto con i disabili e le loro famiglie. Proviamo a scoprire qualcosa in più con l’aiuto di tre giovani volontari.
Maria Chiara Grieco (18 anni), Lorenzo Niccoli (18 anni) e Gabriele Vaccaro (19 anni) svolgono da anni questo servizio.

Maria Chiara, come si vive una giornata al mare con i ragazzi del MAiC? Che cosa fa un volontario?

Maria Chiara
Ogni giorno trascorso al mare con i ragazzi del MAiC è un vero e proprio percorso di gioia. La prima tappa di questo iter gaudii si ha dopo i giochi della mattina sulla spiaggia e dopo le attività riabilitative del pomeriggio, e consiste nel bagno in mare, il momento più atteso fra tutti e nel quale tra un’onda e uno schizzo d’acqua si ammirano occhi e sorrisi scintillanti di una felicità tale da rimanere stupefatti e incantati.
Nei momenti di preghiera, ovvero il saluto a Maria, prima di pranzo e la preghiera della sera, ma soprattutto durante la Messa, è possibile contemplare una gioia diversa e più intima.
Infine, l’ultima tappa di questo viaggio nella gioia si svolge a sera, durante le attività organizzate dopo cena. Tra serate danzanti, giochi a squadre e cacce al tesoro, si ammira infatti una gioia festosa, travolgente, che a suon di musica è capace di creare un’armonia speciale.
In questo scenario gioioso si muove la figura del volontario, che ha il ruolo di affiancare e condividere con i ragazzi del MAiC questo viaggio, riscoprendo l’importanza dei piccoli gesti, anche quelli più semplici quali un abbraccio o un sorriso.

Che tipo di relazioni si instaurano con i ragazzi e le famiglie?

Con i ragazzi, grazie al loro entusiasmo e alla loro amorevolezza spontanea e travolgente, si instaurano relazioni di affetto sincero, ma soprattutto così toccante che un semplice abbraccio può davvero far vibrare ogni corda del proprio cuore. Ma la nota particolare e unica di tali relazioni risiede nello scoprire sorprendentemente che ciò che riceviamo dai ragazzi è sempre più grande di quello che noi doniamo loro.
Un altro grande insegnamento si riceve dalle famiglie che, nonostante le difficoltà e le mille sfide che si trovano ad affrontare, al mare vivono ogni giorno con il sorriso, riuscendo sempre a cogliere il bello di ogni momento, ponendosi come un valido modello di comportamento e di vita. È commovente vedere la forza d’animo e la tenacia che muove le famiglie, l’amore con cui si prendono cura costantemente dei propri figli e con cui si rivolgono ai volontari.
Gabriele e Lorenzo


Lorenzo, che cosa è possibile scoprire durante questi 15 giorni?

Grazie a questa esperienza abbiamo l’opportunità di capire il significato del comandamento di Gesù “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Capiamo, infatti, chi è il prossimo, chi è il più piccolo e, grazie ai loro gesti, azioni e parole, sperimentiamo la carità e la vera gioia che essa ci dà. I ragazzi riescono a farci sentire amati e noi cerchiamo di fare altrettanto.
Non è detto che si possano capire tutte queste cose al primo colpo, ma una volta che riusciamo a farle proprie si scoprono una serenità e una gioia interiori immense.
Oltre all’amore si scopre la semplicità. Una volta tornati a casa tutto ciò che ci circonda ci appare eccessivo e di  conseguenza incominciamo a vivere le nostre giornate in modo meno frivolo, con maggiore intensità. Incominciamo ad apprezzare e a godere a pieno quanto Dio ci ha donato.
Infine ci viene data la gioia dello stare insieme, tra volontari e ragazzi/famiglie, tra volontari, tra volontari e operatori (coordinatori, oss, educatori, sacerdote). Si ha l’opportunità di fare nuove amicizie, senza badare a differenze psicofisiche e di età, e di cooperare per stare tutti bene e in armonia.
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Una volta provata questa esperienza nasce il desiderio di ripeterla..perché?

Non nasce semplicemente il desiderio di ripetere l’esperienza. Una volta che hai dato te stesso per il bene degli altri senti che qualcosa non va, ovvero che potevi fare di più, e farlo ancora meglio. Magari questa sensazione può sembrare sconfortante i primi tempi, tuttavia, una volta che hai capito il senso dell’amore nella carità, ti rendi conto che questo sentimento è un dono di Dio, è un vero e proprio invito a tornare per cercare di donare e accogliere ancora più gioia.

Gabriele, nonostante la giovane età, hai ormai alle spalle molti anni di servizio come volontario. Puoi spiegarci come ci si prepara all’esperienza del soggiorno estivo presso il centro MAiC?

Il soggiorno estivo al MAiC può esser preparato attraverso molteplici attività che si svolgono presso il centro di Pistoia, come l’ora di catechismo che si tiene con cadenza settimanale durante il periodo scolastico, utile per instaurare un primo rapporto con il mondo della disabilità.
Nei giorni che precedono l’apertura della stagione estiva, inoltre, sono organizzati degli incontri con alcuni operatori al fine di introdurre i volontari alle problematiche e alle situazioni che incontreranno, nonché per spiegare le esigenze e il programma di una giornata tipo al mare.
Le informazioni pratiche devono altresì essere supportate da una imprenscindibile preparazione interiore del singolo volontario, il quale, durante il soggiorno, deve esser pronto a dare la precedenza alle necessità del proprio assistito, prestando particolare attenzione al suo comportamento e all’importanza di stabilire con lui un rapporto di vera amicizia. Tale relazione, se ricercata e approfondita con dedizione ed impegno, aiuta il volontario ad accedere ad una dimensione inedita di cosa significhi “avere un amico”, attuando un autentico “scambio di doni”.
Il nostro sopperire alle necessità dell’assistito, che si manifestano anche nelle più semplici azioni quotidiane, viene ricompensato con un sorriso, un abbraccio e con il toccante sentimento di un affetto autentico che solo loro, dotati di straordinaria sensibilità, sono in grado di regalare.

L’attività di volontariato svolta a Marina di Massa ha aiutato il tuo cammino di fede?

Tutto ciò ha contribuito in me a dare una significativa svolta al mio percorso di fede, aiutandomi a comprendere quale sia la gioia del donare attimi del proprio tempo e ad essere parte integrante di una relazione che va ben al di là della semplice amicizia, per assumere giorno dopo giorno i tratti di una vera lode al Signore, permessa dall’entusiasmo coinvolgente e dalla profondità di sentimenti di cui i ragazzi della MAiC sono abili maestri, oltre che perfetti esempi.
L’esperienza del soggiorno estivo lascia una traccia indelebile e contribuisce a far emergere aspetti tanto inesplorati quanto essenziali della nostra esistenza. Mi riferisco alla dimensione della pazienza, che ci insegna a rispettare e ad adeguarsi alle tempistiche e al ritmo di questi fratelli nelle varie fasi della giornata, alla freschezza dell’inventiva costantemente alla ricerca di nuovi modi per stimolare la loro comunicazione e la loro espressione (ad esempio, con attività come il disegno o la danza), all’importanza dell’attenzione verso qualsiasi loro gesto o parola con l’obiettivo di comprendere che cosa intendono dirci. Ognuna di queste caratteristiche, così sollecitate durante i quindici giorni trascorsi al mare, hanno costituito per me un bagaglio di esperienza assai prezioso che mi ha consentito di affrontare con maggior serenità e consapevolezza alcune tappe della mia crescita e che, se coltivate ancora, mi permetteranno di costruire delle fondamenta di sicura solidità per lo sviluppo del mio avvenire.

giovedì 9 luglio 2015

“LUCE DELLA CITTA'”, IL NUOVO CENTRO PER RAGAZZI DISABILI DELLA FONDAZIONE MARIA ASSUNTA IN CIELO

Mi ricordo di quando don Renato Gargini iniziò a parlare del centro nuovo che doveva essere costruito per i ragazzi. Le sue idee avevano sempre il sapore di un’intuizione improvvisa e di una necessità improrogabile. Era necessario un centro più grande, all’avanguardia, un centro che sapesse essere punto di riferimento per i suoi piccoli, i suoi ragazzi, le loro famiglie. Avrebbe dovuto essere il meglio della ricerca scientifica riabilitativa e, insieme, della bellezza. Don Renato sapeva vedere avanti, oltre le difficoltà, avendo nel cuore orizzonti sempre più nuovi e più belli.
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In questi giorni di fine giugno la presentazione del nuovo centro della Fondazione Maria Assunta in Cielo, dedicato ai fratelli Carrara è stata in primo luogo una festa durante la quale i ragazzi e le famiglie hanno ricordato con grande affetto e commozione don Renato. Il centro nuovo, che sorge dietro la sede storica della Fondazione di San Biagio, nella sua architettura contemporanea vuole essere “un abbraccio” accogliente per tutti coloro che lo abiteranno e segno di speranza per tutta la città, aperto alla cura dei più deboli e alla vita. Tutti coloro che sono passati anche solo per curiosità dal centro hanno espresso sentimenti di stupore, di meraviglia, di gratitudine.
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Il 24 giugno la nuova struttura è stata presentata ai ragazzi e alle famiglie durante l’annuale festa dell’estate, occasione di incontro e di bilancio per un anno trascorso insieme. I ragazzi che dalle finestre ogni giorno sbirciavano il progredire dei lavori, con curiosità e orgoglio hanno varcato la soglia del nuovo centro: nei loro occhi si vedeva la felicità. Il 25 giugno il vescovo della nostra città, Mons. Tardelli, ha celebrato la S. Messa nell’auditorium: durante l’omelia ha voluto ricordare come quest’opera voluta dal Signore è dimora di Dio, immagine della Gerusalemme celeste, “luogo dove si cerca di amare, di volerci bene, di venirci incontro come Dio ci ha insegnato. Dove si sperimenta l’amore, la dolcezza, la tenerezza, la maternità di Maria.” Nel pomeriggio sono stati presentati i lavori alle autorità della provincia e del comune, sottolineando il ruolo fondamentale nella presa in carico delle problematiche dei ragazzi disabili e delle loro famiglie che la Fondazione svolge nel territorio. La giornata si è conclusa con l’apertura del centro a tutta Pistoia: è stata una serata bella e intensa, dove lo spettacolo di acqua, luci e fuoco ha stupito tutti nella sua creatività.
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Prendendo a prestito le parole di sua Eccellenza “questa è la casa del Signore, la casa di Maria, la casa di tutti noi”, possiamo dire che davvero il nuovo centro è anche la nostra casa per la quale ci siamo commossi nel vederla portata a termine e nella quale racchiudiamo un pezzo del nostro cuore, della nostra vita. Luogo di gioia, luogo di pace e di speranza nel Signore.


IRENE GINANNI